Un momento dell'intervento di Dario Casalini e degli imprenditori aderenti a Slow Fiber alla cerimonia di apertura di Filo. Da sinistra: Dario casalini, Giovanni Schneider, Barbara Nappini, Stefano Aglietta, Chiara Bianchi Maiocchi, Dino Masso
Figlio dell’associazione Slow Food, che da anni è impegnata a promuovere un cibo buono, pulito e giusto per tutti, Slow Fiber propone lo stesso percorso e gli stessi valori nell’ambito del vestire e dell’arredamento, e quindi di rapporto con il corpo e con il bello, inteso anche come etico, giusto e misurato. Dal fortunato incontro tra Slow Food Italia e venti virtuose del tessile del territorio nazionale è nato il Network di Slow Fiber.
L’interesse per Slow Fiber cresce e la rivoluzione sostenibile all’insegna di un tessile Buono, Sano, Pulito, Giusto e Durevole che promuove conquista nuove aziende: questi temi sono stati il filo conduttore della 60a edizione di Filo che ha visto protagonisti nella cerimonia di apertura Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber; Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia; alcuni imprenditori biellesi aderenti: Giovanni Schneider, Stefano Aglietta, Chiara Bianchi Maiocchi e Dino Masso.
Il progetto
L’obiettivo delle aziende che aderiscono a Slow Fiber sta nella volontà di creare prodotti belli, sani, puliti, giusti e durevoli, nel rispetto dell’ecosistema e della dignità dei lavoratori.
Inoltre, Slow Fiber si impegna attivamente nell’accompagnare le aziende che vogliono prendere parte al cambiamento nel percorso verso la sostenibilità dei loro sistemi di produzione. Questo perché la forza di Slow Fiber risiede proprio nella rete delle imprese del tessile italiano che attraverso il proprio operare dimostrano che è possibile creare prodotti per il vestire e l’arredare che siano non solo belli e sani, ma anche puliti perché l'impatto ambientale dei processi produttivi è ridotto e giusti perché rispettano i diritti dei lavoratori.
Slow Fiber è una rete in continua espansione, che punta a coinvolgere il maggior numero di aziende possibili per realizzare concretamente un cambiamento positivo nel mondo del tessile.
Oggi, infatti, ci troviamo immersi in uno stile di vita consumistico e all’insegna del fast-fashion, entrambi modelli che hanno portato ad uno sfruttamento delle persone e alla distruzione dell’ambiente e degli ecosistemi.
Tre nuove aziende entrate a far parte di Slow Fiber
Questo interesse verso un nuovo futuro del mondo del tessile ha portato anche delle aziende già impegnate nella sostenibilità e attente alla qualità del prodotto a voler aderire alla rete di Slow Fiber. In particolare, sono tre le nuove aziende che si sono unite al Network di Slow Fiber e ne condividono i valori fondativi: Albini Group, Botto Giuseppe, Finissaggio e Tintoria Ferraris. Esse rispettano i requisiti necessari per poter entrare a far parte del Network, che consistono in KPI qualitativi e quantitativi, oltre a rientrare a pieno titolo nella tassonomia propria a marchio Slow Fiber costruita sulla base degli indicatori globali di eticità, sostenibilità e responsabilità sociale (ESG, SDGs e GRI). Questa autoregolamentazione da parte delle aziende, dichiarata nel Manifesto di Slow Fiber, ha il duplice scopo di allinearle nei processi di sostenibilità e di supportare i nuovi aderenti nella realizzazione di percorsi chiari, trasparenti, misurabili.
Gli aderenti a Slow Fiber
Le aziende biellesi aderenti
Fra le 19 aziende aderenti a Slow Fiber, spiccano diverse manifatture biellesi:
Le parole del fondatore di Slow Fiber, Dario Casalini
“La sostenibilità ambientale e sociale dei prodotti e dei modelli industriali di produzione si è trasformata in brevissimo tempo da opportunità di vero cambiamento a occasione di marketing e comunicazione (spesso semplice greenwashing) e oggi rischia di degenerare, attraverso un complesso florilegio di certificazioni ambientali e normative europee, in green-dumping.
Nel tentativo di correggere le deviazioni della globalizzazione e della delocalizzazione del tessile, si impongono costi sempre maggiori a realtà industriali virtuose che da sempre applicano i principi del buono, sano, pulito, giusto e durevole ma il cui valore distintivo rispetto al modello fast fashion sfugge alla misurazione e non è rispecchiato dalle certificazioni esistenti."
E' dunque fondamentale e non più rinviabile elaborare un nuovo modello che ponga eguale importanza e attenzione al come vengono realizzati i prodotti rispetto alla loro estetica e funzionalità. Il soddisfacimento di un bisogno espresso dalla collettività non richiede più una qualsiasi risposta, ma ammette solo risposte e soluzioni che siano buone, sane, pulite, giuste e durevoli lunga tutta la filiera di produzione e tali valori devono essere espressi e rappresentati nel prodotto tessile finale”.
È in questo contesto che è nata l’idea di costruire una rete di aziende che operano nella filiera del tessile con l’obiettivo di promuovere un cambiamento produttivo e culturale nel settore, rendendolo più sostenibile e promuovendo un consumo più consapevole e responsabile.