1888
Nella mattina di giovedì 20 settembre, il Re d’Italia Umberto I giunge a Biella accompagnato di ministri Boselli, Grimaldi e Saracco. L’occasione è solenne: inaugurare il monumento dedicato a Quntino Sella, morto quattro anni prima. Il sovrano e il suo seguito percorrono la città intrattenendosi con le massime autorità. La brevità del soggiorno non impedì al Savoia, nel pomeriggio, di onorare della sua visita le industrie biellesi, simbolicamente rappresentate dal “maglificio” che il cav. Antonio Boglietti aveva avviato in città nel 1882, a due passi dalla piazza Cavour, dove era stata eretta l’effige bronzea del grande statista biellese. Umberto I era già stato a Biella nel 1880. Ospitato da Quintino Sella a San Girolamo, il re rimase nel Biellese per quattro giorni e anche in quella occasione ebbe modo di visitare alcuni stabilimenti della zona: il Cotonificio Poma di Miagliano, il Lanificio Rosazza Agostinetti Ferrua di Tollegno, gli opifici lanieri Boussu e Sella a Biella e, presso lo scalo ferroviario, la fonderia Squindo.
1889
Ecco il Biellese industriale nell’Annuario d’Italia Amministraivo-Commerciale del 1889. Per quanto riguarda Biella: “i principali stabilimenti industriali sorgono lungo il Cervo, le cui acque vengono utilizzate come forza motrice. Vi sono dodici fabbriche di stoffa di seta e di lana, otto fabbriche di cotonerie e bordati, due grandi tintorie, due stamperie per le stoffe, cinque fabbriche di pellami, quattro fabbriche di cappelli, una grandiosa fabbrica di carta, due tipografie, una fabbrica di birra, quattro fabbriche di liquori, una di cioccolatte, due di sapone e di profumerie, quattro officine meccaniche e metallurgiche e parecchie fabbriche di sedie e mobili”; ad Andorno: “ferriere, forni fusori, fabbriche di mobili e di cappelli, con notevole esportazione, fabbriche di casse forti, rinomatissime in Europa, e financo in America, famoso e squisito liquore detto il Ratafià d’Andorno”; a Mongrando: “fabbriche di pannilani”; a Mosso Santa Maria: “officine meccaniche, fabbriche di pannilana e d’ordigni diversi per la cardatura della lana”; a Valle Inferiore Mosso: “stoffe, molini e vari edifizi meccanici sul torrente Strona”.
1890
Il poeta Giosuè Carducci include Biella nella ode Piemonte, scritta a Ceresole Reale nell’estate del 1890 e poi inclusa nella raccolta “Rime e ritmi”. Dopo la definizione cavouriana di Biella quale “Manchester d’Italia”, i versi del Carducci rappresentano il più noto slogan e, al contempo, il più alto richiamo letterario riferito al Biellese. Giosuè Carducci aveva visitato queste terre nell’estate del 1889 e lo aveva colpito il contrasto tra un paesaggio bucolico e i fumi degli opifici. Natura e fabbriche sembravano poter convivere “poeticamente” nel Biellese di allora, un luogo “ameno”, come era descritto nelle guide per i touristes, dove l’industrializzazione, già tanto orgogliosa di sé da ostentare le ciminiere come simboli di potenza, non aveva ancora modificato un territorio fertile e una società per molti versi ancora legata all’agricoltura e alla pastorizia.