1879
Novità in vista in ambito fiscale per le manifatture. Il Biellese industriale attende l’evolversi di una situazione molto importante per i suoi interessi. Il 31 marzo 1879 è costituita una commissione incaricata “di nuovi studi sul modo di accertare il reddito imponibile degli opifizi agli effetti dell’imposta sui fabbricati”. Già in giugno saranno formulate due proposte da sottoporre al Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio: che nel calcolo il reddito “abbia a tenersi conto dei soli meccanismi che generano e trasmettono la forza motrice e a escludersi tutti gli altri”, ovvero le macchine dedicate alla produzione vera e propria che, invece, “concorrono a costituire il reddito industriale e immobiliare”. Il reddito imponibile “debba ragguagliarsi alla metà del reddito lordo, e non più al terzo”. Infine si dibatté a lungo sull’opportunità di “esentare dall’imposta gli opifizi che rimangano inattivi per un dato periodo di tempo”, ma l’idea rimase tale perché “in opposizione al carattere catastale dell’imposta”. Il lavoro della commissione non portò ad alcun risultato concreto.
1880
Il 12 ottobre 1880 muore il cavalier Giuseppe Squindo. Valdostano di Gressoney, era nato nel 1820 e aveva seguito le orme del padre e dei fratelli diventando un abile fondeur. Giuseppe Squindo e il fratello Francesco si trasferirono a Biella nel 1847 e, presso il Bardone, alla confluenza dei torrenti Cervo e Oropa, vi avviarono la “Fonderia di ghisa e metalli in Biella F. & G. fratelli Squindo”. Fu per l’industria biellese una grande novità: la ghisa prodotta e modellata in loco apriva scenari piuttosto interessanti per tutti quegli imprenditori che dipendevano totalmente da officine straniere per la fornitura delle macchine e, soprattutto, dei pezzi di ricambio per le medesime. Nel 1870 Giuseppe Squindo costruì un grande stabilimento presso la stazione ferroviaria (lungo l’attuale via La Marmora angolo via Garibaldi) da cui uscivano meccanismi e stampi in lega di ferro così particolari e perfetti da diventare proverbiali. L’abilità e la versatilità produttiva della fonderia Squindo era riconosciuta non solo nel Biellese, ma anche a livello nazionale.
1881
In località Chouquen di Gressoney-Saint-Jean, davanti al notaio Giovanni Storto di Donnas, si compie un capitolo importante di una lunga e fortunata storia industriale biellese. Joseph Bieller, Joseph Antoine Mehr e Charles fu Joseph Menabreaz, costituiscono una società in nome collettivo sotto la ragione sociale “G. Menabrea e figli” con sede in Biella “avente per oggetto la fabbricazione di birra e di acque gazzose con vendita all’ingrosso ed al minuto”. In quel 18 agosto 1881 fu sancito il futuro di una fabbrica avviata trentacinque anni prima, nel 1846, dai fratelli Antonio e Giovanni Battista Caraccio originari di Bioglio, ma già attivi in Biella come caffettieri, e da Antoine Welf di Gressoney-Saint-Jean. Il legame col Vallaise e la Valle d’Aosta si consolidò quando, nel 1854, Jean Joseph Menabreaz (poi “italianizzato” in Giuseppe Menabrea) e Anton Zimmerman entrarono a far parte della ditta. Già prima della fine dell’Ottocento altri valdostani legarono il loro nome al birrificio di Riva (il quartiere settentrionale di Biella): per un breve periodo il fondeur Pietro Squindo, cognato di Carlo Menabrea scomparso prematuramente, e, in ultimo, Emilio Thedy i cui discendenti mantengono la conduzione dell’azienda.